50 anni fa il divorzio divenne legge. L'avvocato matrimonialista Marzia Sperandeo: «Io figlia della libertà»

di Maria Lombardi
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Mercoledì 25 Novembre 2020, 14:30 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 16:05

Ti picchia, ma è tuo marito. Ester confidava alle sorelle le sue sere di dolore, quando lui tornava a casa ubriaco e dallo sguardo capiva come sarebbe andata, e finiva sempre così. Ester piangeva, mostrava i segni. Ma è tuo marito, le ripetevano, devi tenerteli gli schiaffi. Italia, anni Cinquanta. Quando il matrimonio condannava le mogli al silenzio e le ferite era meglio nasconderle. Colpevoli, anche da vittime. L’hai sposato. Prima c’era il padre poi arrivava un altro uomo ad alzare le mani. E non fiatare. «Fino a 50 anni fa una donna che subiva violenza non poteva separarsi. Mia madre ha sopportato per anni le botte del primo marito. Lui la picchiava, anche davanti alla figlia che a volte si metteva tra di loro per difenderla. La legge sul divorzio era ancora lontana. Per separarsi lei ha dovuto assumersi la colpa, subire la denuncia per adulterio. Non c’era altra strada per le donne, a quel tempo». La paura, il silenzio e la solitudine di Ester. La vergogna di vivere con il marchio moglie cattiva e infedele, lei che voleva solo salvare se stessa e la sua bambina. C’è tutto questo nella scelta di Marzia Sperandeo di diventare avvocato matrimonialista. Un’ingiustizia da riscattare, «un tributo a mia madre che con grande coraggio si è messa contro tutti». Il marito, le famiglie, la società. «Ma ha dovuto aspettare tanti anni ancora per poter ricominciare un’altra vita, rompere definitivamente quel matrimonio infelice e sposare un altro uomo. Io sono figlia della legge sul divorzio».

A FAVORE E CONTRO

La rivoluzione fa 50 anni. Dopo 110 Paesi e a 110 anni dall’unità, il primo dicembre del 1970 arriva il divorzio anche in Italia. Passa la legge 898 che porta la firma dei deputati Loris Fortuna, socialista, e Antonio Baslini, liberale. Vota a favore tutta la sinistra (Psi, Psiup, Pci, Psdi), i repubblicani e i liberali. Contro la Democrazia Cristiana, il Movimento Sociale Italiano, la Sudtiroler Volkspartei e i monarchici. “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”, recita il testo che segna la fine di un’epoca, quella delle fedi come catene. Ci provano, 4 anni dopo i “controrivoluzionari” a fermare la storia con il referendum, il 12 e il 13 maggio 1974 si vota: vince il no (il sì fermo al 40,7%).

La legge Fortuna-Baslini resiste, adesso è mezzo secolo di libertà. «In cinquant’anni è cambiato il mondo e ancora dovrà cambiare», l’avvocato Sperandeo, 46 anni, nata e vissuta a La Spezia, è presidente del distretto Ligure dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani. «Eppure è ieri che le donne erano trattate dal diritto di famiglia come nullità, il marito era il capo, a lui era riconosciuta la potestà maritale.

Le mogli per separarsi dovevano rischiare la denuncia per adulterio, che valeva solo per le donne, e il carcere, come mia madre. Per gli uomini esisteva l’accusa di concubinato».

LE NOZZE DI ESTER

Si era sposata appena diciottenne, Ester, nel 1953. Dodicesima di 13 figli, per la famiglia un sollievo liberarsi di lei. Il marito era un marinaio civile di 21 anni, si imbarcava sui mercantili, lei lo conosceva appena. Non sapeva, quel giorno con l’abito bianco, che lui faceva abuso di alcol e diventava violento. Non sapeva, quella mattina di festa, quanto avrebbe odiato la sua casetta da sposa dove lei piangeva urlava e si proteggeva il viso, basta. Gli scatti d’ira, anche quando lei era incinta. Ti prego, basta. «Ma era uno scandalo per una moglie maltrattata lasciare il marito. Mia madre ha avuto la forza e il coraggio di affrontarlo. Nel 1960 l’ha lasciato». «Fu denunciata, dovette rinunciare alla figlia di 5 anni, il padre volle che restasse con lui», racconta l’avvocatessa. «Colpevole per la legge e punita con la perdita della sua bambina. Poi conobbe mio padre, un militare del reparto speciale della Marina. Un amore clandestino. Era impossibile per un uomo in divisa avere una relazione con una donna sposata, i comandanti non dovevano scoprirlo». Bugie lunghe dieci anni per difendersi dalle chiacchiere della provincia e dalle punizioni dei superiori. «Mio padre dormiva con mia madre e la mattina all’alba si presentava in caserma facendo finta di aver passato la notte lì. Poi è arrivata la legge sul divorzio e il 27 aprile 1972 si sono sposati. Due anni dopo sono nata io».

«Ecco, vedi: è quello che succedeva a me», Ester era ormai anziana. Guardava in tv il film “Via dall’incubo”, con Jennifer Lopez massacrata di botte dal marito, e stringeva la mano alla figlia. «Il suo grande dolore è stato l’allontanamento della prima figlia, che, seppur ritrovata, non riusciva più a chiamarla “mamma”. La vera vittima incolpevole di una società e di una legge ingiusta. Voleva sposarsi in chiesa, dopo il matrimonio civile, quando morì il primo marito. Non ha fatto in tempo, se ne è andata nel 2007». Cinquant’anni, la rivoluzione non si è più fermata. La legge 898 ha subito varie modifiche. Cosa c’è ancora da cambiare? «Il diritto di famiglia è perfettibile, direi che non è la legge nel merito che andrebbe migliorata ma il sistema del processo. La macchina della giustizia dovrebbe essere più veloce ed efficiente. Non si può aspettare 4 mesi per l’udienza di una separazione giudiziale, lo abbiamo visto durante il lockdown quanto rischia una donna a restare in casa con un marito violento». Ed è cronaca di ieri, non di 50 anni fa.

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