Premi letterari, poche donne in giuria. E gli uomini decidono chi vincerà

Premi letterari, poche donne in giuria. E gli uomini decidono chi vincerà
di Mario Ajello
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Mercoledì 26 Maggio 2021, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 13:02

Le donne leggono più degli uomini, secondo tutte le statistiche passate, recenti e, ve lo anticipiamo in scioltezza e sicurezza, future. Le lettrici battono i lettori per 10 a 5 nel senso che loro leggono dieci libri all’anno e noi la metà. E però, pur numericamente più presenti nelle case editrici, le donne rivestono in queste aziende – come del resto in ogni società anche non editoriale – ruoli di minor potere rispetto ai maschi. Per non dire, anzi lo diciamo, della questione di genere nei premi letterari. «Largo alle donne!» è lo slogan dei soliti falsi femministi. E infatti, negli ultimi anni, dallo Strega ad altri premi, nelle giurie la presenza femminile è più o meno aumentata. Ma mica tanto però. Ecco per esempio il paradosso Strega. In questa edizione del prossimo luglio, la platea dei concorrenti è molto in rosa: tra i 12 candidati in gara, sette sono scrittrici e cinque sono scrittori, con due della prima categoria favorite per la vittoria: Teresa Ciabatti con Sembrava bellezza (Mondadori) e Donatella Di Pietrantonio (Einaudi) con Borgo Sud. Evviva e che bello! Macché, i falsi femministi si possono consolare perché se in scena ci sono le donne, dietro la scena a tirare i fili di tutto ci sono gli uomini in un prestigioso trofeo che pure è stato a suo tempo fondato e incarnato da una donna straordinaria, Maria Bellonci. Nel comitato di gestione dello Strega, sono in tre: maschi. Nel comitato direttivo, il vero nocciolo duro di questa macchina culturale molto romana e molto influente, sono in 12 e lo saranno fino al 2023 e poi si vedrà se ci sarà il riequilibrio di genere. Per ora, nella magnifica dozzina spiccano, si fa per dire, solo 3 donne. Non è un po’ poco? Siamo sicuri che il politicamente corretto sarebbe d’accordo per questa spartizione a tutto danno di uno dei due generi? Ma certo che è d’accordo, perché nel progressismo falso-femminista l’importante è l’apparire. E si vedono più le 12 donne in gara al Ninfeo che il vero potere decisionale, maschio, che le sta dietro nei comitati che contano. Nei premi giornalistici è un po’ la stessa storia. Largo alle donne anche lì, certo. Ma lo scettro è dei re che consentono alle concorrenti di giocare più che di decidere. Vabbè, ma almeno allo Strega la presidente del comitato direttivo dei 9 maschi e 3 femmine (compresa lei) è Melania Mazzucco che non è un maschio.

E al centro dei romanzi in gara quest’anno ci sono per lo più donne, madri, sorelle, mentre i maschi sono quasi assenti, sgraditi, superflui o silenziati. Ma tanto poi, almeno quando si sceglierà a quale donna dare il trofeo, decideranno loro.

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