Donne e finanza, Emiliana De Blasio (Luiss): «Con lo studio fermiamo la segregazione orizzontale»

Donne e finanza sono spesso apparsi mondi agli antipodi.

Eppure, questa distanza è più apparente che reale, frutto di stereotipi fortemente radicati. Tradizionalmente, le società si sono basate su una rigida separazione del lavoro in base al genere: alle donne sono state riconosciute (o attribuite) competenze quasi esclusive nelle azioni di cura. Un retaggio di un’antica organizzazione domestica che si è riverberato nel mondo del lavoro e nei percorsi di studio.

L’ALFABETIZZAZIONE

 A partire dalle conoscenze di base fino ai più alti livelli di istruzione, i dati dell’OCSE e della Banca Mondiale mostrano una scarsa alfabetizzazione finanziaria da parte delle donne. Stando a queste rilevazioni, nel nostro Paese il divario di genere si manifesta già da adolescenti e si attesta alla cifra record del 15%: vuol dire che su 100 ragazzi che mostrano buone competenze finanziarie, solo 85 ragazze riescono a fare altrettanto. Inoltre, solo una giovane italiana su tre dispone di un proprio conto corrente personale, mentre le diplomate tendono a preferire corsi di laurea legati alle professioni sanitarie, all’insegnamento e alle materie psicologiche, artistiche e letterarie.

I MODELLI

 Questo non significa che non vi siano donne laureate nelle discipline economiche, che anzi ottengono risultati migliori dei loro colleghi maschi; il problema, semmai, è che hanno un minore riscontro in termini di occupazione e di retribuzione a cinque anni dalla laurea, come dimostrano i dati forniti da Almalaurea 2021. Questi dati ci consegnano un quadro che vede le donne preferire determinati percorsi di studio: è un fenomeno che gli studiosi chiamano “segregazione orizzontale”, perché riguarda la capacità delle donne di scegliere tra più opzioni sullo stesso piano. Le donne nate negli anni ’90 sembrano legate a tre tipi di stereotipi. Il primo è quello che potremmo definire una “profezia che si autoavvera”. In altre parole, le donne si percepiscono come inadatte ad affrontare il mondo dell’economia e della finanza e quindi virano verso altri percorsi formativi.

LE COMPETENZE

 Di conseguenza, al di là delle loro capacità, perdono l’occasione di acquisire nuove competenze nei settori economici. L’assenza di donne in quei settori rafforza ulteriormente l’idea che quello non sia un mondo in cui possano aspirare a entrare o costruire una carriera. Il secondo stereotipo riguarda la presenza di modelli femminili vincenti nelle questioni concernenti la finanza, a cui si è data molta visibilità, nonostante si trattasse di poche mosche bianche. Negli ultimi anni, sono state sempre di più le donne che hanno raccontato la loro storia come imprenditrici e manager, ispirando le nuove generazioni. Tuttavia, questo racconto a più voci ha avuto l’effetto collaterale di costruire un altro stereotipo sulle donne in finanza: più super-donne che donne, capaci di fare tutto, controllare tutto, riuscire in tutto. Un modello di vita irrealistico agli occhi di molte, che nasconde difficoltà, sofferenze, rinunce ma di sicuro impatto mediatico. Il terzo stereotipo ha a che fare con la narrazione sul lavoro. L’economia e la finanza vengono descritti come mondi in cui si ha costantemente a che fare con modelli matematici e in cui la competizione è altissima. Vero, ma solo in parte, perché la relazione umana continua a essere centrale anche di fronte alla montagna di numeri che pure si è chiamati ad analizzare quotidianamente.

LO SNODO

 Per scardinare questi tre stereotipi è fondamentale che il mondo dell’education costruisca e proponga, per le ragazze interessate a lavorare in questo macrosettore, offerte formative interdisciplinari, come stiamo facendo in Luiss (le iscrizioni ai test sono aperte fino ai primi giorni di aprile): dalla “Business Administration”, allo “Strategic Management” fino all’innovativo percorso ACE (acronimo di “America, China & Europe”) e che offre un triplo titolo di studio, valido in tre continenti, promuovendo una logica di collaborazione e dialogo internazionale.

LA FORMAZIONE

Una comunicazione più efficace su cosa siano davvero l’economia e la finanza deve partire proprio delle istituzioni formative, in primis le università: una ridefinizione del messaggio deve sottolineare quanto sia importante allenare non solo le capacità di calcolo ma anche quelle di dialogo, mediazione ed empatia.

Advisor del Rettore Luiss per Diversity & Inclusion 

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