Care otto ministre, fate sentire la vostra forza: ecco un piccolo elenco di proposte per governare al meglio

Nuovo governo, otto ministre. Giusto notare che sono sempre poche rispetto allo spirito del tempo, rispetto all’amministrazione Biden che ha il 61 per cento di donne, rispetto ad altri governi europei, rispetto ad altri Paesi che, dall’Estonia alla Nuova Zelanda, hanno premier e capi dello Stato donna. Opportuno ovviamente battersi perché non succeda più che partiti di sinistra indichino solo uomini. Dopodiché, acclarato che le italiane sono stanche di vivere in un Paese che alla fine fa sempre finta di niente o ci prende in giro, vogliamo chiedere quel che si può fare con quel che c’è? Se siamo convinte, e lo siamo, che più donne nei luoghi della decisione politica ed economica servano anche per migliorare la qualità della vita delle altre, vogliamo chiedere alle otto ministre di darci, presto, segnali di cambiamento in questo senso? Quel che segue non è un libro dei sogni, ma un modesto elenco di azioni che le nostre ministre potrebbero prendere in considerazione, ciascuna per il proprio ruolo e per le proprie competenze. Non è una lista di priorità, è chiaro, per dire, che la ministra dell’Interno Lamorgese ha altre urgenze di cui occuparsi, ma accanto a quelle ci sono situazioni che per le donne, e le famiglie italiane, contano. E noi qui gliele segnaliamo. Diciamo sempre che le donne al potere pensano con una flessibilità diversa. Bene, crediamoci. Perciò, e cominciando proprio dal ministro dell’interno Luciana Lamorgese, verrebbe da dire, con Mozart «Madamine il catalogo è questo». Si scherza: non si vuole certo mancare di rispetto. Ecco alcune modeste proposte destinate alle nuove ministre.

LUCIANA LAMORGESE

Un ministro che, ben prima dell’arrivo di Mario Draghi, ha sempre preferito agire più che chiacchierare. Ha il compito di vigilare sulla nostra sicurezza e le italiane di paure ne hanno molte. Quelle di finire ammazzate dai loro ex, la catena dei femminicidi non si ferma. E quella di vedere i loro figli privati del futuro per via di un’escalation nell’uso di droghe (anche vendute in farmacia, ministro) e di violenza, con l’aumento delle risse tra adolescenti. Ultimo episodio, quello di Formia nel quale è stato ucciso un diciassettenne. Le madri e i padri avrebbero diritto a dormire di notte. E invece se un figlio esce di sera c’è sempre l’ansia che possa non tornare. Dare, anche con durezza, segnali che lo Stato esiste e non lascia sole le famiglie sarebbe un bel cambio di passo. Prevenire i femminicidi significa intervenire sulla psicologia di molti maschi. Lavoro lungo, ma si deve fare. Come si può lavorare sul fronte delle dipendenze da psicofarmaci e sciroppi che riducono a zombie i nostri ragazzi e si vendono online. O ripeto in farmacia.

MARTA CARTABIA

In magistratura la maggioranza è costituita da donne. Secondo i dati pubblicati dal CSM nel 2019 erano il 59 per cento del totale, cifra che sale al 66 per cento se si considerano i tirocinanti. Partendo da questa considerazione, la nuova ministra della Giustizia Marta Cartabia approfitti del pragmatismo e della flessibilità (doti sempre riconosciute alle donne) per rendere più concrete le possibilità che la riforma della giustizia civile non resti un auspicio come è stato finora. Nel rispetto della separazione dei ruoli. Il Parlamento legifera è vero, ma la magistratura può aiutare o ostacolare. E le magistrate evidenzino la differenza di genere prendendo le distanze da quei colleghi maschi che investono ogni energia nel correntismo da carriera. Meno cene per scalare le Procure e più mattinate per far cambiare la giustizia civile italiana.

MARIA STELLA GELMINI

Anche qui. Scriviamo e sosteniamo che le donne sanno trovare la sintesi, sono capaci di unire e non dividere. Le italiane si aspettano dalla ministra per gli Affari regionali fermezza e flessibilità in egual misura. Lei che è stata ministra dell’Istruzione non può sottovalutare quanto alcune Regioni, impreparate all’impatto della pandemia, abbiano preferito chiudere le scuole piuttosto di affrontare con serietà il tema dei trasporti. I problemi scaricati sulle spalle delle mamme, unico vero Welfare italiano, sono problemi che Gelmini dovrà porre sul tavolo dei presidenti di Regione.

MARA CARFAGNA

 Il Sud ha il record di disoccupazione femminile. Mara Carfagna che è stata ministra per le Pari Opportunità, non lo dimentichi.

ELENA BONETTI

Torna al ministero per le Pari Opportunità. Con Conte si è segnalata per aver varato una commissione e per molte interviste, le ultime interamente dedicate all’annuncio di imminenti dimissioni. Confidiamo nella Bonetti nuova versione.

CRISTINA MESSA

Con la pandemia gli italiani hanno scoperto che gli scienziati servono e che le ricercatrici italiane sono brave benché poco aiutate. La nuova ministra dell’Università e della ricerca Cristina Messa ha un’occasione unica, il Recovery Fund, per dare mezzi e futuro al talento delle donne impegnate nella formazione ai più alti livelli.

ERIKA STEFANI

Essere a capo di un ministero per la disabilità significa poter davvero aiutare le famiglie. Vale a dire le mamme, le sorelle, le nonne che si prendono cura di un disabile. Per Erika Stefani un ministero senza portafoglio ma per il quale servono sensibilità e praticità di scelte. Doti che alle donne non mancano. Dimostriamolo alle famiglie.

FABIANA DADONE

 È la ministra a capo del dicastero per i giovani. È la ministra che nel precedente incarico ha parlato meno. Ecco, da adesso in poi parli. Mentre le colleghe possono attenersi al Draghi style, poche chiacchiere e più fatti, lei no. Fabiana Dadone   parli dei e ai giovani italiani. Che hanno bisogno di essere coinvolti in tutto. Ce li stiamo perdendo e nemmeno ce ne accorgiamo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Potrebbe interessarti anche

Articoli correlati