Declinazioni di genere femminile, l'Iss: «In studi clinici ancora poche donne» Il webinar del Messaggero

Dove le donne sono più presenti e dove invece faticano ad essere adeguatamente rappresentate? Qual è il contributo fondamentale di uno sguardo al femminile? E ancora, qual è il valore aggiunto di una leadership al femminile? Quattro tasselli chiave su cui fare leva per promuovere l’equilibrio di genere. E' questo il titolo del webinar di oggi, 28 aprile, sulle testate del gruppo Caltagirone Editore (Messaggero, Mattino, Gazzettino, Corriere Adriatico, Quotidiano di Puglia).

 

Alessandra Perrazzelli, Vice Direttrice Generale Banca d’Italia, è la prima donna che è entrata in Banca d'Italia da esterna.«Sono arrivata con una selezione che ricercava profili dal mercato privato, un percorso fatto di tanto studio e tanto lavoro. Noi donne dovevamo essere un po' più brave per ambire alle stesse carriere degli uomini. Mi sono  spesso chiesta come sarebbe stata la mia carriera se l'avessi compiuta interamente in Italia, io ho vissuto tra Usa, Londra e Bruxelles, ed è una domanda che ancora oggi dobbiamo farci perché ancora oggi per le donne è difficile mettere insieme tutto. Nella mia esperienza internazionale ho notato che la nostra è una cultura ce si basa su una scelte economica precisa: dare alle donne la responsabilità dei lavori di cura, relativi all'infanzia e alla cultura dei genitori». 

«Come Banca d'Italia abbiamo imposto, soprattutto alle banche più piccole, una quota presenza di genere meno rappresentato, le donne appunto, che speriamo possa cambiare le dinamiche. Le donne portano esperienze diverse, evitano che ci sia equipaarazione di modo di pensare e gestire le cose, hanno capacità gestione diversa. Nel settore finanziario, però, non basta avere solo più donne nel board, ma portarle nelle poszioni apicali: non è semplice intervenire solo con le quote, ma lavorando con i talenti. Un metodo ottimo sono le candidature di genere: per ogni posizione ciòè devono esserci quantità di donne e uomini in egual misura. Chi sceglie quindi deve avere cultura inclusiva e aperta». 

 

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Culle vuote, il problema in Italia: «Perché le donne fanno sempre meno figli? Per mettere su famiglia bisogna avere un lavoro ben retribuito – spiega Perrazzelli – Dunque non basta solo aumentare i posti nei nidi, ma soprattutto mettere in campo strumenti relativi alla formazione dei manager che comprendano l'importanza delle donne nelle aziende».

La fisica? Una cosa da donne

Un consiglio alle ragazze in questa nuova fase economica? «Formarsi in settori nuovi, studiare matematica, fisica, tecnologia per accedere ai nuovi lavori che si stanno proponendo nel mercato del lavoro. Il pensiero creatvo delle donne può fare molto». Gabriella Greison, fisica, scrittrice, performer teatrale conduttrice del programma tv “La teoria di tutte” su Now e LaEffe tv: «Le ragazze devono capire che possono fare tutto, anche la fisica che fino al XX secolo era uno svago dell'uomo. Rita Levi Montalcini ha dovuto convincere il padre per realizzarsi nella scienza, cosa strana per quei tempi. Con il teatro avvicino le persone a queste tematiche». 

Camilla Coletti, Direttrice del centro di Pisa dell’Istituto Italiano di Tecnologia: «Le mie studentesse vengono da famiglie disparate, non necessariamente figlie di professori. La cosa più bella che vedo tra le ragazze è la determinazione e la voglia di scoprire cose nuove. E' aumentato il numero di donne nelle materie Stem, ma spero che non siano solo ai nastri di partenza ma anche a quelli di arrivo. Noi studiamo un materiale innovativo, materiali bidimensionali, materiali spessi un singolo attimo, materiali invisibili e fino a qualche decennio fa si pensava che non fossero stabili in natura, come il grafene. Resistenti quanto il diamante e flessibile quanto la plastica. Un vero parco giochi per scienziati».

Importante è la preparazione dei docenti delle materie Stem: «L'insegnante deve stimolare la curiosità, non sono materie ostiche, c'è un infinita bellezza in queste materie. E' fondamentale che i nostri insegnanti siano formati per trasmettere queste passioni». «Il Miur cambi programmi ministeriali di Fisica – dice Greison –  programmi troppo vecchi: bisogna rendere il fascino della scienza il valore aggiunto».

 

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Donne e salute

La medicina una volta era focalizzata solo sulle malattie di lui e di lei, ora si parla di una terapia personalizzata sulla persona. Fare medicine sartoriali, cucite ad hoc.

Lucia Aleotti, azionista e Consigliere di Amministrazione Menarini e Vicepresidente Farmindustria: La conoscenza di meccanismi biologici ci consente di capire che non esiste più una malattia intesa come una forma unica. Ogni farmaco interagisce in maniera diversa con l'organismo, a seconda della persona, dando risposte diverse». 

Come si tratta in modo diverso una patologia su un uomo o su una donna? Alessandra Carè, dirigente Centro di riferimento per la Medicina di Genere, Istituto Superiore di Sanità: «Da tanti anni da noi un gruppo di ricerca ha cominciato a occuparsi di queste differenze, analizzando cellule maschili e feminili e i dati hanno dimostrato che, ad esempio, le cellule sottoposte allo stesso tipo di stress rispondevano in modo diverso: le cellule femminili erano più capaci di mettere in atto meccanismi di protezione, quelle maschili più facilmente andavano incontro a morte. I farmaci hanno effetti diversi su uomini e donne: le statine, ad esempio, danno molto più fastidio alle donne». 

E così per il cuore, ci sono più uomini malati, ma quando la donna si ammala di cuore la malattia è molto più importante, spesso letale. Se un uomo e una donna fumano lo stesso numero di sigarette, la donna, ad esempio, ha maggiore rischi. «Siamo entrati in un'era straordinaria per gli sviluppi della medicina, la scienza lavora insieme all'industria. Possiamo portare all'interno del nostro Paese non solo nuove cure, ma tante nuove competenze che coinvolgono le donne nell'applicare conoscenze scientifiche». 

 

 

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Uomini, sesso debole? «Abbiamo fatto uno studio all'Iss sull'Emicrania, le donne soffrono di più ma perdono meno giornate di lavoro perché anche stando male vanno a lavorare. Il sistema innumiatrio maschile è meno efficiente, quindi è vero che in parte con un'influenza forse gli uomini stanno un po' peggio. Ma, secondo un recente questionario, il 60% degli uomini ha ammesso che esagera per essere coccolato».

Donne e arte

Debora Rossi, Direttore Affari Legali e Istituzionali, Risorse Umane e Vicariato (Deputy), Responsabile dell’Archivio Storico ASAC della Fondazione La Biennale di Venezia: «La struttura della biennale è composta da 112 persone, le donne sono l'80% delle risorse. Anche nei livelli apicali donne e uomini pesano per il 50%. E ci sono 191 artiste donne su 213. Il senso era proprio quello di riscoprire la rilevanza delle donne nei movimenti artistici. Ma è una presenza che si è affermata in ragione di una competenza, non del genere. Difficile parlare di differenze di genere nelle arti, come nel cinema».

E poi c'è l'arte del ridere di cui è testimonial Carla Signoris, attrice e scrittrice, reduce dal successo de Le Fate Ignoranti. Una volta si diceva che le attrici italiani dopo i 32 anni trovavano meno ruoli, è cambiato qualcosa? «Qualcosa sta cambiano, soprattutto nella regia, ho appena lavorato con una regista di 26 anni e non mi capitava dal 2001. Ora cominciano a emergere, dalla Comencini ad Archibugi alla Golino. Ci stiamo prendendo i nostri spazi con il talento. Non credo ci siano molti più ruoli femminili  a disposizione. Io, ad esempio, quando sono nati i miei figli ho deciso di stare di più con loro. Ora sono grandi e a casa se vuole ci sta mio marito». Che ne pensa di Samanta Cristoforetti che ha lasciato al papà i suoi figli per 5 mesi e ci incoraggia a scegliere un partner che ci supporti se dobbiamo fare cose grandi?.

 

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«Ho invidiato molto la Cristoforetti. Non dobbiamo per forza andare nello spazio per fare cose importanti. Comincia tutto da noi genitori. Dobbiamo allevare figli maschi che abbiano la capacità di non sentirsi sminuti se la mamma deve andare via per lavoro. Dobbiamo insegnargli che si lavora in due». 

Che ne pensa della sentenza che definisce il doppio cognome per i bambini? «I miei figli si chiamano già Crozza-Signoris, perché io sono l'ultima della mia famiglia. Ai miei tempi era una trafila pazzesca, bisognava avere l'assenso della famiglia del marito. Ora stiamo pensando di far prendere anche a Maurizio (Crozza) il cognome Signoris».

 

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