Moda, la tendenza delle griffe è Upcycling: da scampoli damascati e vecchi merletti nascono pezzi unici

Prendi un capo del passato o un avanzo di stoffa che rischierebbe di giacere in un magazzino o, peggio, di finire nel cestino e dagli nuova vita, trasformandolo in qualcosa di nuovo. È l’upcycling, termine tecnico utilizzato dai cosiddetti addetti ai lavori della moda per descrivere il riuso creativo. Una bella sfida per la fantasia degli stilisti, perché tanto ormai tutto ciò che era inventabile in fatto di abiti e accessori è stato già creato, ma anche una bella e intelligente risposta all’inquinamento globale. Basta, insomma, sprecare le risorse: meglio investirle in nuovi progetti.

LE CAPSULE

Miu Miu ha realizzato in punta di piedi il sogno perfetto di una ragazza che batte a tappeto tutti i negozi vintage e i mercatini delle pulci reali e online alla ricerca dell’affare d’antan da indossare come nuovo. I componenti del team creativo della griffe hanno setacciato negozi specializzati in abbigliamento del passato alla ricerca di capi datati tra gli anni Trenta e gli Ottanta e, una volta fatti loro, li hanno trasformati. Abitini bon ton sono stati rimodellati sulle silhouette odierne e intessuti di ricami e applicazioni preziose alla Miuccia Prada maniera. Il risultato? La capsule Upcycled by Miu Miu: 80 pezzi unici che hanno il fascino del passato senza averne la patina.

 

Per gli appassionati di storia della moda l’operazione ha qualcosa di conosciuto. Martin Margiela, negli anni Novanta, faceva incetta di abiti second hand per poi ricrearli meticolosamente nel suo atelier creando la linea Replica. John Galliano, l’attuale direttore creativo della maison, è passato allo step successivo: con la linea Recicla i capi di epoche passate sono trasformati in qualcosa di nuovo, ritemprati dai tagli della tecnica del décortiqué, che cerca l’ossatura stessa di vestiti e capispalla. L’entusiasmo di Galliano per l’upcycling ha contagiato anche la seconda linea MM6 Maison Margiela, che ha prodotto la Upcycled Patchwork Capsule: accessori realizzati riciclando stock di materiali avanzati dalle stagioni precedenti.

INTRAMONTABILI

Similmente, Acne Studios ha una linea che riutilizza i tessuti avanzati dalle collezioni passate. Anche Burberry ha guardato nei suoi magazzini per scoprire di avere scampoli dimenticati, che ha pensato di donare, grazie a una partnership col British Fashion Council, agli studenti di moda più bisognosi affinché possano creare senza limiti. In fondo, in una situazione del genere si è trovata anche Virginie Viard. In pieno lockdown, con le fabbriche di tessuti chiuse, ha dovuto immaginare la Cruise 2021 di Chanel. Non le è rimasto altro da fare che usare le risorse che aveva già in azienda. Marine Serre, invece, ha sempre ammesso, anche con video tutorial su Youtube, di divertirsi un mondo a costruire una metà della sua collezione con vecchie t-shirt o maglie, asciugamani, damaschi e addirittura tappeti. E il consenso verso la sua griffe cresce sempre più. «È un modo di non guardare solo indietro, come col puro vintage – spiega Riccardo Notte, professore di antropologia all’Accademia di Belle Arti di Brera – e si allaccia bene alle teorie del transmodernismo, che ha a cuore le relazioni sociali, l’ecologia e pratica un culto laico della madre terra, al contrario del precedente postmodernismo, dedito alla velocità di consumo e al capitalismo sfrenato. La moda non può essere cieca di fronte al nuovo sentimento comune e il riuso è qualcosa che fa parte di una visione femminile del pianeta: è la donna che in tutte le epoche e culture è maggiormente dedita al reinventare e ricreare. E, poi, ci sono movimenti artistici del passato che hanno profetizzato queste pratiche, come il Futurismo, il Nouveau Rèalisme o l’Arte Povera di matrice torinese. Il consumismo ha prodotto un enorme senso di colpa collettivo e la moda, ovviamente, non ne è esente». Così, gli unici capi presenti sulla copertina di Vogue Italia di gennaio sono quelli ecosostenibili di Kezako Paris. È la prima volta che l’upcycled arriva in cover. E non sarà nemmeno l’ultima.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Potrebbe interessarti anche

Articoli correlati