Nell'armadio di Syria: «L’abito optical di Taormina, quanti ricordi. Adoro Gucci e Louboutin»

Sono passati 25 anni dalla sua prima apparizione nelle nostre case – era il Festival di Sanremo del 1996, dove si presentò con il brano Io non ci sto – ma quel mini abito bianco senza maniche trasse sicuramente in inganno gli spettatori su quella che sarebbe stata la direzione creativa del guardaroba di Syria. Che fosse capace di osare, la cantante romana lo dimostrò poi al Festival del 2001, con un vestito corredato da ruches e gonna cortissima, con strascico, e poi in tutte le sue esperienze successive, sia a teatro che sui palchi italiani. «Di errori ne ho fatti» commenta lei ridendo, ricordando alcune mise più scenografiche «ma anche con quelli si impara». Il suo stile è unico nel panorama italiano. Ma come è nata la sua relazione con la moda? «In realtà mi sono sempre fatta guidare solo dal mio istinto, e infatti certe volte ho preso delle cantonate (ride). Al giorno d’oggi mischiare fantasie diverse, colori apparentemente distanti, è considerato accettabile, all’epoca no: se mi riguardo oggi, mi sembro molto buffa. Negli anni, avendo la tendenza ad osservare, ho sicuramente affinato il mio gusto». Romana di origine, milanese di adozione: come queste due città hanno influenzato il suo look? «Ho scoperto e affinato il gusto per la moda a Milano, ho iniziato a frequentare persone coinvolte nei mercatini vintage, vendendo io stessa dei pezzi e innamorandomi di istituzioni come Cavalli e Nastri e Madame Pauline. Poi però ho apprezzato meglio anche Roma, dove la cultura del vintage è fortissima, e la sorella di mio marito (il produttore discografico Pier Paolo Pieroni, ndr) ha aperto un paio di anni fa un negozio, Gonne al vento, con una delle selezioni più belle della città. Se non posso comprare in negozio, però, mi accontento anche di acquistare second-hand su siti come Vestiaire Collective».

 

Il suo acquisto second-hand più azzeccato? «Sempre su Vestiaire ho acquistato un paio di Miu Miu, dei sandali argentati e neri aperti in punta con fascetta sulla caviglia: sono talmente belle che non le ho ancora mai messe. In realtà non è che le occasioni per uscire ora abbondino, però devo ammettere che ho una specie di ossessione per gli accessori, borse e scarpe. Su tutti i miei preferiti in materia sono Gucci e Louboutin».

Amante dei turbanti, di accessori carichi di personalità: qual è il pezzo più divertente che ha nell’armadio? «Sicuramente dei sandali di Gucci zebrati, a punta tonda, con la coda sul tallone». Il designer del quale ha più pezzi nel suo armadio? «Stella Jean, la stilista romana di origini haitiane. Ci siamo conosciute divenendo anche amiche, e per questa sua collezione estiva, mi ha chiesto di lavorare come stylist per curare il suo lookbook (il catalogo fotografico che illustra i pezzi della linea, ndr). Una cosa che mi ha reso orgogliosa anche perché per me è la designer perfetta, audace nel mischiare colori e fantasie, nell’accostare i tessuti. Gli abiti che realizza, dalle gonne a vita alta alle camicie, gratificano il mio senso estetico». Il pezzo del suo armadio che conserva ancora con affetto? «Un vestito optical di Daizy Shely. L’ho indossato nel 2014 al teatro antico di Taormina, quando ho cantato insieme a Laura Pausini e ad altre colleghe (Malika Ayane, Emma Marrone, Paola Turci e Noemi, ndr)». L’accessorio che indossa quando vuole portarsi fortuna? «Un paio di stivaletti dorati di Miss L Fire. Ogni volta che li indosso succede qualcosa di bello, quindi ci ho preso gusto». Il pezzo che le è stato regalato e che ama di più? «Un anello donatomi da mio suocero che per me riassume il significato del “per sempre”, più di una fede nuziale. Ho mio marito accanto che sta dissentendo, però è davvero un anello bellissimo». 

 

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