La guerra in Ucraina, due donne e la Nato: con le premier di Svezia e Finlandia la Storia è a un bivio

«Se al Cremlino ci fosse stata una donna, l’invasione dell’Ucraina non ci sarebbe mai stata», ha detto qualche settimana la premier estone Kaja Kallas.

Non è la sola a pensarlo. In tanti si sono chiesti e si chiedono quanto pesi il fattore T come testosterone nell’accensione di sanguinosi conflitti che le donne, per natura meno conflittuali, avrebbero evitato attraverso la mediazione. Non che la storia ci abbia privati di esempi di donne in guerra: senza scomodare Elisabetta I d’Inghilterra o Caterina II di Russia, che tra l’altro occupò la Crimea, esempi più vicini a noi sono Golda Meir, Lady Thatcher e Indira Gandhi. Ma non v’è dubbio che l’arte di tessere in politica è soprattutto femminile, un’abilità tra le più antiche. Tutto ciò per dire che mediare non significa sfuggire alle proprie responsabilità. È però vero che ci sono modi diversi per affrontarle. Tra pochi giorni, a metà maggio, Svezia e Finlandia presenteranno insieme la domanda di adesione alla North Atlantic Treaty Organization. Una scelta coraggiosa, e in un certo senso per nulla pacifica; tant’è che è stata subito accolta dalla reazione minacciosa di Mosca che ha ventilato pesanti conseguenze se i due Paesi nordici aderiranno alla Nato: se Vladimir Putin voleva evitare l’entrata dell’Ucraina nell’Unione europea per non sentirsi accerchiato, ha però ottenuto l’effetto opposto. E a nessuno sfugge che se il Baltico diventa un “mare Nato”, potenzialmente chiuso alla Russia, lo scontro in atto potrebbe assumere proporzioni assai più gravi, con conseguenze non solo per Svezia e Finlandia ma per l’intera Europa. Ciò spiega perché la scelta è di grande coraggio, sebbene necessaria; una scelta portata avanti con straordinaria determinazione da due donne, le premier che guidano il governo di Stoccolma e di Helsinki: Magdalena Andersson e Sanna Marin. Le due non hanno arretrato di un millimetro nonostante le intimidazioni russe e nonostante debbano vedersela con resistenze interne: a dire il vero, più nel Parlamento (in particolare quello svedese) che nelle opinioni pubbliche dei loro Paesi. Ma chi sono queste due determinate politiche del Nord? Qual è la loro storia?

CAPARBIETÀ

Magdalena Andersson, ribattezzata Bulldozer Andersson dai media svedesi, è la prima donna a capo del governo di Stoccolma. A Helsinki invece c’è Sanna Marin, trentenne figlia di due donne Lgbt: guida una coalizione di larghe intese con centristi, verdi, sinistra, partito della minoranza svedese. In Finlandia i leader sono tutte donne e tutte ministre. C’è un pezzo di Europa guidata da leader donne: Lituania, Finlandia, Danimarca, Estonia, Slovacchia. Forse Macron nominerà per la seconda volta nella storia della Francia una premier donna. Dunque, non c’è da stupirsi se anche la Svezia si è messa nelle mani di una donna. Ma non è stato facile per Magdalena Andersson arrivare alla guida del governo. Già leader del partito socialdemocratico, Magdalena nasce a Uppsala il 23 gennaio 1967, figlia unica di un professore di statistica e di una docente di liceo. Campionessa di nuoto a livello nazionale, a 16 anni comincia a interessarsi alla politica nelle file giovanili del partito socialdemocratico mentre frequenta i corsi di business admnistration ed economia a Stoccolma. Dopo la laurea, un master a Vienna e ad Harvard. Sta per concludere il suo Ph.D in economia alla Stockolm School of Economics, quando torna fortissima l’attrazione per la politica: sceglie di andare a lavorare nell’ufficio del primo ministro, il socialdemocratico Goran Persson. È il 1996 e da quel momento la sua carriera progredirà rispecchiando il nickname che le ha assegnato la stampa svedese “Bulldozer Andersson”. La sua storia e la sua vita somigliano molto alla protagonista della popolare serie danese “Borgen”. Come Brigitte Nyborg, primo ministro in tv, anche la svedese Magdalena è sposata con un collega economista che insegna alla Stockolm School of Economics e come nella serie tv anche loro hanno due figli. Ma a differenza della fiction danese, il loro matrimonio per ora resiste allo stress di una vita complicata. Non è facile, nemmeno in Scandinavia, essere la prima premier donna e, a differenza di Angela Merkel o Theresa May, avere anche due figli e una famiglia da seguire.

OBIETTIVI

 Proprio come nella serie tv danese Borgen, anche Magdalena Andersson ha dovuto vedersela con le trappole tese dai colleghi in Parlamento. Era appena stata eletta primo ministro quando, a sorpresa, il Parlamento respinse la sua proposta di budget governativo, appoggiando invece quella dell’opposizione. Bulldozer Andersson si dimise pochi minuti dopo, confermando di quale pasta è fatta: «Non voglio guidare un governo la cui legittimità è messa in discussione». Le donne potranno anche avere una naturale tendenza alla mediazione, ma per sopravvivere, in politica e non solo, devono dimostrare di non avere paura. Cinque giorni dopo le sue dimissioni da dura, Magdalena era già tornata primo ministro. E ora sta dimostrando tutta la sua determinazione nel proporre l’adesione della Svezia alla Nato, con il sostegno della maggioranza dei connazionali (51% favorevoli e 24% contrari) e qualche resistenza tra i parlamentari. Anche Sanna Marin, nata a Helsinki nel 1985 e primo ministro della Finlandia a soli 34 anni, è una giovane donna che ha saputo affrontare le difficoltà. I suoi genitori si sono separati per l’alcolismo del padre quando lei era piccolissima. La madre si è rifatta una vita sposando una donna che è diventata genitore adottivo di Sanna. A differenza della benestante famiglia di Magdalena Andersson, la premier finlandese è cresciuta con poche certezze economiche: per pagarsi gli studi ha fatto a lungo la commessa. Ma è orgogliosamente la prima laureata della famiglia. Parafrasando Kallas, ci si potrebbe anche chiedere se la coraggiosa decisione di aderire alla Nato sarebbe stata presa se alla guida dei due Paesi ci fossero oggi due uomini e non loro, Magdalena e Sanna. Ma La storia non si fa con i “se”; si fa con i fatti. Oggi a Stoccolma e a Helsinki comandano loro, due donne, e a metà maggio Svezia e Finlandia presenteranno domanda di adesione alla Nato. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe accaduto così presto e con tanta determinazione?

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