Samantha Cristoforetti, spazio al comandante della stazione spaziale internazionale

Comandare equivale a servire, comandare significa mettersi a fianco dei compagni per aiutare la squadra a fare meglio, comandare vuole dire sfruttare le proprie competenze per spingere gli altri a crescere. Comandare ovvero essere sempre di esempio per chi è “comandato”.

Più che il “segno del comando” ecco il “senso del comando” per Samantha Cristoforetti che da ieri guida la Stazione spaziale internazionale in orbita con una famiglia-equipaggio che al momento comprende, oltre a lei, 5 americani e 4 russi.

«Essere comandante non vuole dire dare ordini, ma essere un facilitatore, per coordinare il lavoro di squadra e fare in modo che ogni problema possa essere risolto», ha detto la prima astronauta italiana alla web tv dell’Agenzia spaziale europea (Esa). Sorrisi e abbracci nello spazio fra russi, americani e la trentina che, nella cerimonia del passaggio di consegne, ha ricevuto un piccola campanella (rito delle marinerie) e una “chiave” apri-portellone del comandante precedente, Oleg Artemyev, che quando non fa il cosmonauta in orbita è anche deputato della Duma per il partito sovranista “Russia Unita”, lo schieramento di Putin. Un veterano dello spazio che ha affidato la sua vita a Samantha Cristoforetti così come lei ha fatto con il russo durante la passeggiata spaziale del 21 luglio, la prima per un’italiana, coordinata anche dagli astronauti della Nasa: la pace che cerchiamo sulla Terra esiste e resiste nello spazio. 

Poche con i gradi

I gradi sono assegnati dopo estenuanti valutazioni di Nasa (Usa), Roscosmos (Russia), Jaxa (Giappone), Esa e Csa (Canada). Le responsabilità di guidare un’astronave già costata oltre 100 miliardi di dollari sono enormi rispetto agli onori: spetta al comandante, ad esempio, dare l’ordine definitivo di abbandonare la stazione usando le navicelle Soyuz e CrewDragon nel caso siano ad esempio fallite tutte le manovre per evitare la collisione con un rottame spaziale.

 

In 22 anni non è mai accaduto, ma l’addestramento lo prevede. E poi finora le donne al comando dell’Iss sono state solo 4 su 68 spedizioni, compresa appunto la trentina di 45 anni che è anche la prima europea ad appuntarsi i galloni sulla tuta spaziale. Una storica carenza di graduate spaziali che del resto rispecchia letteratura e cinematografia: spiccano Ellen Ripley (Sigourney Weaver) in Alien, e ancora prima, anni 60, Nyota Uhura (Nichelle Nichols) nell’universo di Star Trek amatissimo da Cristoforetti. Meno nota la combattiva comandante Comanche di astronavi-cargo ideata dal diplomatico e scrittore Roberto Mengoni.

 

Prima dell’italiana, laurea in Ingegneria meccanica a Monaco e specializzazione in propulsione aerospaziale, contiamo allora solo le americane Peggy Whitson, Sunita Williams e Shannon Walker: quest’ultima solo per 11 giorni. Cristoforetti, ormai con un colbacco di capelli corvini totalmente fuori controllo dopo 5 mesi lontani dalle forbici, la supererà di qualche giorno se il rientro a terra avverrà verso il 10 ottobre. Ritorno con un ammaraggio (nell’Atlantico) che gli altri sei astronauti italiani non hanno mai affrontato perché lo Space Shuttle atterrava come un maestoso aliante, mentre la Soyuz piomba sulla steppa kazaka. Luca Parmitano è tuttavia fra i 4 europei che hanno comandato (per 4 mesi) l’Iss. 

La pace nello spazio, un americano e due russi sulla Soyuz diretta alla stazione spaziale affidata a Samantha Cristoforetti Il lancio

 

 

In realtà anche il periodo di comando della astronauta dell’Esa, annunciato nel 2021, doveva essere di simile durata, poi un cambio di programma delle spedizioni, circostanza frequente, aveva invece cancellato la “promozione” durante la missione Minerva dell'Agenzia spaziale europei iniziata il 27 aprile e che comprende anche dieci esperimenti coordinati dall'Agenzia spaziale italiana. Infine l’ennesimo cambio sul calendario degli equipaggi ha fatto uscire di nuovo il nome dell’italiana per questo ruolo ampiamente meritato dalla trentina che da oggi coordina a ogni inizio di giornata le “call” con Houston, Mosca e Colonia per far rendere al massimo ogni minuto di attività sulla stazione spaziale, laboratorio che ospita più di 200 esperimenti. 

 

«Rappresentare l’Europa è un onore di per sé e sono onorata della nomina di comandante: non vedo l’ora di attingere all’esperienza che ho acquisito nello spazio e sulla Terra per guidare una squadra molto competente in orbita – ha detto, sempre alla web tv dell’Esa, l’italiana, due figli, alla sua seconda missione dopo Futura, dell'Agenzia spaziale italiana, 199 giorni in orbita tra il 2014 e il 2015 – Essere comandante significa trovare soluzioni, sapendo anche farsi da parte per permettere a persone più competenti di esprimersi. Sento tutta la responsabilità di questa leadership. Un buon leader capisce se non è la persona più competente su una determinata questione e sa fare un passo indietro per lasciare spazio a chi è più competente, ma questo non significa abdicare al ruolo di leadership: alla fine resti sempre responsabile, ma sai che in quel momento un’altra persona ne sa più di te». Agli astronauti, comandanti o no, non basta però essere d’esempio: devono essere fonte di ispirazione soprattutto per le nuove generazioni. 

 

L’hanno chiesto esplicitamente a Cristoforetti nei giorni scorsi in collegamento da Parigi durante il Convegno internazionale di astronautica in un incontro alla presenza degli astronauti europei, Luca Parmitano compreso, fra i quali ne saranno scelti tre per le missioni lunari del programma Artemis: «Con le nostre attività – ha risposto l’italiana con un milione di follower su Twitter e mezzo milione su TikTok (in 5 mesi!) grazie ad azzeccatissimi tutorial di divulgazione scientifica – siamo lieti di essere fonte di ispirazione per i più giovani che spero si appassionino a studiare materie scientifiche legate allo spazio e alla sua esplorazione anche perché credo che questi temi stiano permeando sempre di più la nostra vita quotidiana, le nostre attività, le nostre imprese industriali. Dei giovani ammiro lo loro voglia di impegnarsi in sfide planetarie come quelle sul cambiamento climatico e sulla pace: è nello spazio, ne sono sicura, che ci sono molte delle risposte sulla strada della creazione di una vera comunità globale partecipata da tutta l’umanità».

Paolo Ricci Bitti

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