Verso le Olimpiadi di Tokyo, Italia da record: 344 azzurri al via, 171 ragazze. Mai così tante

Da Anversa a Tokyo. Un secolo di storia olimpica con un minimo comune denominatore a tinte azzurre: quando c’è da rendere omaggio alla noble art, quelli avvolti nel tricolore sono sempre là. I pugili di casa nostra hanno intrecciato la loro storia personale con quella dei Giochi. Il risultato, il più delle volte, è stato trionfale. Non è un caso che l’Italia della boxe, nel medagliere totale delle Olimpiadi estive, sia al quarto posto con 48 podi. Meglio di noi solo Stati Uniti, Cuba e Regno Unito. Ma, da Anversa a Tokyo, non c’è un secolo esatto ma cento anni più uno, l’extra time imposto dal Covid che ha mescolato le carte, stravolto equilibri e portato alla luce realtà sorprendenti e intriganti. Accade così che in Giappone il compito di rimpolpare il medagliere della boxe italica – che a Rio ha vissuto una delle sue edizioni più nere, con zero podi – spetti alle donne. Sì, proprio alle donne. Dopo 100 – pardon, 101 – anni di storia olimpica nessun azzurro ha portato a casa la qualificazione a cinque cerchi. Non era mai accaduto. Per nostra fortuna, da Londra 2012 competono anche le ragazze. E l’Italia ne porterà nel Sol Levante ben quattro. Si chiamano Angela Carini, Rebecca Nicoli, Giordana Sorrentino e Irma Testa. Sono tutte al centro di aspettative enormi da sorreggere su spalle sufficientemente muscolose per farlo e incarnano l’ondata rivoluzionaria che sta ridisegnando lo sport nazionale. Che, a Tokyo, porterà 344 atleti, quasi equamente distribuiti tra uomini (173) e donne (171). E se il numero totale della spedizione avvicina ma non supera il record di Atene 2004 (373 azzurri al via), la cifra della partecipazione femminile distrugge qualsiasi raffronto con le edizioni precedenti.

VOGLIA DI VINCERE

All’ombra di Federica Pellegrini ed Elisa Di Francisca, di Tania Cagnotto e Vanessa Ferrari, insomma, è nata e cresciuta una generazione di atlete altamente diversificata che, portata a casa la parità numerica, ora vuole meritarsi anche quella degli allori. E le premesse giapponesi sono interessanti. A partire proprio da Irma Testa, la veterana delle nostre pugili, prima e finora unica azzurra a salire su un ring olimpico, a Rio. Una sverniciata di rosa al medagliere sarebbe più che mai auspicabile considerando che, degli 8 ori conquistati in Brasile, solo uno è stato vinto da una donna, quello nel tiro a volo, specialità skeet, da Diana Bacosi. Che sarà al via anche quest’anno come Chiara Cainero, che alle sue spalle si mise al collo l’argento, e come Jessica Rossi, una dei nostri due portabandiera, che a sua volta è stata oro a Londra. A frantumare piattelli le azzurre sono brave quanto i colleghi, in alcuni casi di più, ma, pass alla mano, la spedizione giapponese è ben distribuita (tre uomini e quattro donne). Per trovare un’inversione di trend simile a quella della boxe bisogna guardare a un’altra eccellenza dell’olimpismo tricolore: il tiro con l’arco che, nella sua connotazione moderna, vale a dire nella versione introdotta da Monaco 1972, vede l’Italia al terzo posto nel medagliere di specialità. Bene: a Tokyo avremo un solo arciere, mentre le ragazze saranno al gran completo. Ultime a qualificarsi domenica scorsa, Chiara Rebagliati, Lucilla Boari e Tatiana Andreoli hanno centrato una qualificazione pesantissima perché moltiplica le chance azzurre di medaglia. Le tre ragazze allenate da Natalia Valeeva potranno infatti gareggiare sia nell’individuale che nella prova a squadre e “sbloccano” anche la prova mista, altro trend olimpico sempre più in crescita.

I TEAM IN PANCHINA

Anche negli sport di squadra Tokyo racconterà qualche significativa parabola al femminile. A cominciare dal “batti e corri”, che lo si voglia chiamare baseball o softball. In sintesi: sono esistiti Giochi con l’Italia qualificata al maschile e non al femminile e altri in cui siamo riusciti a portare entrambe le squadre (Sydney 2000 e Atene 2004) o nessuna delle due (Pechino 2008). In Giappone, per la prima volta le ragazze del softball saranno in campo a giocare (e a onorare la memoria di Enrico Obletter, il coach dell’impresa stroncato dal Covid a febbraio) mentre i colleghi del baseball tiferanno per loro dall’Italia. Ma i pass per gli sport di squadra, si sa, sono sempre più complicati da raggiungere. Lo sa bene il basket che manca l’appuntamento con il torneo maschile dal 2004. Con quello femminile addirittura dal 1996. A Tokyo, però, il digiuno di canestri si interromperà. Merito di Rae Lin D’Alie e compagne che giocheranno per le medaglie nel 3×3, la variante più urban del basket, che debutterà alle Olimpiadi proprio questa estate. Se dovesse nascere una nuova casella nel medagliere dell’Italia, preparate i fiocchi rosa per dare la lieta novella.

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